L’articolo esamina l’impatto economico che potrebbe derivare dall’introduzione del danno da perdita della vita nel sistema risarcitorio italiano, analizzandone gli effetti da un punto di vista economico-sociale e passando in rassegna gli elementi che compongono il premio medio puro, frequenza e costo medio dei sinistri. Una particolare attenzione viene riservata ai criteri per la determinazione del danno tanatologico ed agli effetti derivanti dall’aumento dei risarcimenti.
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1. L'impatto economico della nuova voce di danno - 2. L'incremento del danno non patrimoniale e la ripercussione sui premi assicurativi - 3. Una situazione già verificatasi: l’effetto delle tabelle del Tribunale di Milano sui risarcimenti - 4. I criteri per la determinazione del danno tanatologico e gli effetti dell'aumento dei risarcimenti
L’articolato e vivacissimo sistema risarcitorio italiano, oggetto di costanti interventi da parte della giurisprudenza, richiede necessariamente una sistematica analisi degli effetti economici e delle ripercussioni di tali interventi sul mercato assicurativo. È dunque importante considerare l’impatto pratico dell’eventuale riconoscimento da parte delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione del c.d. danno tanatologico e analizzare i suoi effetti da un punto di vista economico-sociale, vale a dire da un punto di vista empirico-descrittivo, meno teorico e dottrinale. Non solo: la riflessione deve inoltre spingersi a considerare l’impatto macroeconomico del pieno riconoscimento della figura del danno tanatologico, poiché il mercato assicurativo, molto reattivo in queste situazioni, si troverebbe nella necessità di mutualizzare e ripartire i maggiori costi sopravvenuti per la liquidazione dei danni sugli assicurati, di fatto a discapito della collettività. Tale aspetto è stato da subito recepito dai più attenti autori e dagli operatori assicurativi all’indomani della pubblicazione della sentenza della Cassazione 23 gennaio 2014, n. 1361: essi hanno subito evidenziatol’impatto economico-sociale della decisione, invocando nell’immediato l’intervento del legislatore per garantire la sostenibilità economica del sistema assicurativo ed evitare il collasso del nostro sistema civilistico-economico. Proprio questo aspetto è stato di fatto considerato dalla Corte costituzionale, che nella recente sentenza 16 ottobre 2015, n. 235 ha sanato le questioni di incostituzionalità dell’art. 139 del codice delle assicurazioni postulando, con riferimento alla censura circa il limite normativo all’integralità del danno alla persona, un paradigma di equilibrio, evidenziando una esigenza di bilanciamento tra gli interessi del ristoro delle menomazioni lievi e quello della sostenibilità economica del sistema assicurativo (“l’interesse risarcitorio particolare del danneggiato deve comunque commisurarsi con quello, generale e sociale, degli assicurati ad avere un livello accettabile e sostenibile dei premi assicurativi”). La percezione è che la sentenza della Corte costituzionale si inserisca nel solco tracciato dal legislatore negli [continua ..]
Occorre dunque valutare quale potrebbe essere la collocazione del danno da perdita della vita nell’ambito legislativo e giurisprudenziale, nazionale ed europeo, alla luce di questa tendenza al contenimento dei costi dei risarcimenti e con riferimento all’obiettivo comunitario di armonizzazione dei criteri di risarcimento del danno alla persona e di uniformità in ambito europeo del trattamento giuridico ed economico. A tal fine è utile fare riferimento ai dati IVASS di recentissima pubblicazione (L. MATARAZZO, Ramo r.c.auto: raffronto tra l’Italia e alcuni paesi della UE su premi, sinistri e sistemi risarcitori del danno alla persona, Quaderno 1). Partendo dall’analisi comparata in ambito europeo dei premi assicurativi e del costo dei risarcimenti r.c.a. (dati IVASS), la figura 1 riporta la media dei premi del periodo 2008-2012 ed evidenzia che in Italia viene corrisposto un premio medio r.c.a. di tariffa pari a euro 401 euro, maggiore di 144 euro (+ 56%) rispetto alla media (257 euro). Gli assicurati italiani, in dettaglio, hanno sostenuto spese per il costo dei sinistri pari ad un premio puro di 329 euro, il 48,8% (pari a 108 euro) in più della media (221 euro) dei principali paesi europei. FIGURA 1 Per valutare l’impatto economico che deriverebbe dall’introduzione del danno da perdita della vita nel nostro sistema risarcitorio, è opportuno considerare gli elementi che compongono il premio medio puro, frequenza e costo medio dei sinistri (figura 2). Il dato del 2012 relativo alla frequenza (figura 3) evidenzia che l’elevata sinistrosità per decessi e lesioni ha un’incidenza rilevante nella determinazione del premio medio in Italia. È opportuno evidenziare che la tendenza rilevata nel 2013 è incoraggiante, perché l’indice di mortalità è sceso dal 60,1% registrato nel 2012 al 56,1% nell’anno 2013, pari al 17,7% in meno dell’indice di mortalità registrato nel 2010, in linea con l’obiettivo di sensibilizzazione per la sicurezza stradale lanciato dall’Unione Europea, che prevede il dimezzamento delle vittime nella decade 2010-2020. Nonostante il trend tecnicamente positivo, il dato statistico in Italia risulta ancora la di sotto della media europea, che registra un tasso di [continua ..]
Gli assicuratori italiani hanno già vissuto una situazione molto simile a quella che potrebbe presentarsi qualora le Sezioni Unite introducessero tra le voci di danno il danno da perdita della vita. Rammentiamo la serie di eventi verificatisi tra la fine del 2008 e la metà del 2009, che hanno poi comportato un evidente aumento dei risarcimenti alla persona ed hanno obbligato le compagnie a rivedere in aumento le riserve dei sinistri mortali e conseguentemente a considerare i nuovi criteri milanesi di determinazione del danno alla persona nel processo di pricing. Puramente a titolo esemplificativo, il Tribunale di Torino ha adottato nel giugno 2009 le tabelle milanesi e modificato radicalmente i criteri per la determinazione del danno mortale: ad esempio per la morte di un genitore si è passati da previsione di risarcimento da 62.000-100.000 euro ad una quantificazione compresa tra 150.000-300.000 euro (dunque a raddoppiare i risarcimenti!), mentre per la morte di un fratello il massimo è aumentato da euro 31.250 a euro 130.000. L’adozione dei nuovi criteri di calcolo dei risarcimenti ha obbligato le compagnie a rivedere nel corso del 2009 le riserve sinistri e a considerare nel processo di pricing le nuove tabelle milanesi, con il conseguente effetto di un aumento consistente degli importi complessivi delle riserve dei sinistri e un innalzamento evidente del premio puro RCVT nel quinquennio successivo.